Ustica
L’isola di Ustica è la parte emersa di un vasto apparato vulcanico sottomarino formatosi 1.000 anni fa ed elevato 2000 metri dal fondo del Basso Tireno. Il suo nome trae origine dalla sua natura vulcanica, dal latino usta, terra bruciata. Erodoto la chiamò Osteodes, ‘Isola delle ossa’, narrando di 6.000 mercenari lasciati morire sull’isola dai Cartaginesi per ammutinamento. Vista dall’alto, la sua forma ricorda il carapace di una tartaruga.
La prima presenza umana sull’isola risale all’Età Neolitica (VI-V millennio a. C.). Campagne di scavo avviate nel 1974 hanno individuato il Villaggio dei Faraglioni del Medio Bronzo (1400-1200 a.C.), uno dei monumenti più significativi del Mediterraneo per quel periodo, la necropoli del Bronzo Antico della Culunnedda, reperti fittili dell’Eneolitico a Piano dei Cardoni e altri siti archeologici sparsi sull’intera isola.
Di grande interesse l’abitato ellenistico-romano (III sec. a.C.-II d.C.) e la necropoli tardo-romana (IV-VI sec. d.C) allocati sulla collina della Falconiera. Tracce di fattorie romane con annesse necropoli sono state individuate in numerosi siti dell’isola. I reperti, numerosi e di grande interesse, sono esposti nel Museo Civico Archeologico allocato nell’antica prigione per confinati del ‘Fosso’ e nella torre Borbonica di Santa Maria. La Rocca della Falconiera, restaurata di recente, ospita il laboratorio-Museo di Scienze della Terra Isola di Ustica.
L’isola restò abbandonata dall’VIII alla seconda metà del XII sec. d.C., quando vi venne insediato il cenobio benedettino di Santa Maria alla Case Vecchie e attorno ad esso una comunità di contadini. Le scorrerie di corsari barbareschi nel XIV sec. causò però un nuovo abbandono dell’isola e divenne covo di corsari.
Nel 1759 Re Ferdinando, nell’intento di strappare l’isola ai corsari che osteggiavano i commerci marittimi, emise un bando per il ripopolamento promettendo ai coloni terreno agricolo, esenzione decennale di tasse e difesa militare. La colonizzazione venne avviata nel 1763 con famiglie liparote, 400 coloni a cui si aggiunsero commercianti palermitani e pescatori trapanesi.
I Borbone a difesa dell’isola realizzarono la Torre di Santa Maria sulla cala omonima e la Torre dello Spalmatore, la fortificazione della Rocca della Falconiera, il fortino a mare, tutti muniti di cannoni, e una serie di garitte attorno all’isola. Fu anche pianificato l’attuale centro abitato e vennero realizzate la Chiesa San Ferdinando Re, affidata ai Cappuccini, e numerosi edifici pubblici. Inviarono anche sull’isola 200 soldati alle dipendenza di un Governatore coadiuvato da sacerdoti per l’assistenza spirituale, da medico, ostetrica e farmacista a garanzia della salute, da ingegneri, agronomi e funzionari per guidare l’avvio e il consolidarsi della nuova comunità.
Nel 1771 Ustica fu riconosciuta Universitas, cioè comune, elesse nuovi organi amministrativi e si dotò di uffici pubblici: segno che il progetto di colonizzazione era compiuto.
Ustica sin dall’avvio della colonizzazione fu destinata a località di relegazione per coatti e per dissidenti e mantenne tale destinazione anche dopo l’Unità d’Italia: vi furono relegati delinquenti comuni e mafiosi, ma anche anarchici e oppositori dei Savoia, capi della resistenza libica, antifascisti. Tra questi ultimi Antonio Gramsci, Ferruccio Parri , Carlo e Nello Rosselli, Giuseppe Scalarini, Amadeo Bordiga, Giuseppe Romita e tanti altri.
Nel 1961 il confino fu abolito e l’isola si avviò al turismo. Promossa dalla Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee come ‘ Capitale dei sub’ fu meta ambita per la pesca subacquea. Oggi l’isola, impegnata a realizzare un turismo ecosostenibile, è sede della prima Riserva Marina d’Italia (Area Marina Protetta) e della Riserva Terrestre Orientata. Il suo mare brulica di subacquei
attratti dalla bellezza dei suoi fondali e dalla biodiversità di fauna e flora, l’agricoltura ha ripreso fiato con la produzione delle prelibate minute lenticchie (presidio Sloow Food) che danno gusto anche ai pasti degli astronauti nello spazio, il borgo medievale delle ‘Case Vecchie’ ha ripreso vita, i siti archeologici e i musei sono sempre più visitati e apprezzati.